venerdì, ottobre 27, 2006

 

Quando gli antenati opprimono

Viene chiamata la sindrome degli antenati. Anne Ancelin Schützenberger, una psichiata francese, esce in Italia con un libro (La sindrome degli antenati) che è decisamente degno di nota. In questa terapeuta ho trovato una correttezza di metodo ed esposizione che, invece, manca al ben più noto Hellinger, il terapeuta tedesco che in Italia è conosciuto per le costellazioni familiari. Questa sua tecnica, all'osservatore attento lascia dei dubbi che rimangono insoluti. L'esposizione della Schützenberger è invece ben diversa e non lascia disagi.

Vi rimando ora a due punti.
Uno è la recensione che ho scritto sul testo La sindrome degli Antenati.
L'altro è la segnalazione di un evento a Roma, dove il libro verrà presentato: La sindrome degli Antenati, Di Renzo Editore.

ghataka


mercoledì, ottobre 25, 2006

 

La sindrome degli antenati

Maurizio Gasseau - Facoltà di Psicologia – Università di Torino

Anne Ancelin SchützenbergerLa sindrome degli antenatiDi Renzo Editore

Più volte gli studenti universitari e quelli delle scuole di specializzazione in psicoterapia, affascinati dalle ricerche sulla trasmissione transgenerazionale dell’Autrice, mi hanno chiesto dove poter reperire, in lingua italiana, questi lavori, indispensabili, oggi, per comprendere cosa ci sia dietro ai sintomi delle malattie psicosomatiche e ad alcuni disturbi oncologici, per poterne cogliere quei legami “transgenerazionali” inconsci che vincolano i soggetti ai loro antenati.
Il titolo della prima edizione francese Aïe, mes aïeux!, apparso nel 1993 e tradotto in inglese, tedesco, russo e spagnolo, mostra tutto il peso di questi legami, ai quali l’Autrice, profonda studiosa del corpo e attenta conduttrice di gruppi, si riferisce citando Sant’Agostino: “i morti non sono degli assenti, sono degli invisibili”. In tal modo Ella vuole aprirci a un mondo di voci interiori e di presenze transgenerazionali che popolano il teatro oscuro della nostra mente.
Anne Ancelin Schützenberger ha iniziato i suoi studi in Psicologia all’Università di Parigi nel primo dopoguerra ed è stata iniziata alla formazione psicoanalitica dall’antropologo Robert Gassain, direttore del “Museo dell’Uomo” di Parigi e da Françoise Dolto.
Nel 1950, inoltre, Anne ha ricevuto il Prix de l’Aide Allièe à la Resistance come risultato del suo impegno durante gli anni dell’occupazione nazista.
Nel 1951 ha intrapreso l’avventura americana che l’ha portata ad osservare e studiare i processi di interazione e le dinamiche di gruppo con gli allievi di Kurt Lewin al Research Center for Group Dynamics e, nello stesso anno, ha conosciuto Jacob Levi Moreno. Profondamente colpita dalla personalità di questi e dai suoi lavori, ha sempre affermato di sentirsi una delle figlie adottive del fondatore della sociometria, divenendo in seguito uno dei primi Direttori di psicodramma del Moreno Institute di Beacon-New York. Da quel momento Anne Schützenberger è rimasta sempre professionalmente vicino all’ideatore della psicoterapia di gruppo, sostenendolo, con la sua presenza, anche negli ultimi mesi di vita.
Moreno ha riconosciuto in lei la spiccata intelligenza, le fervide intuizioni e le notevoli capacità di osservazione, fino a volerla come rappresentante della cultura psicodrammatica nel mondo accademico.

Anne Schützenberger ha raccolto, in un ventennio di lavoro, le osservazioni sulla comunicazione non verbale nei gruppi, documentandole in una tesi conclusiva di dottorato. Nel 1976 ha ricevuto la nomina di Professore Emerito e la cattedra di Psicologia Sociale e Clinica all’Università di Nizza dove già insegnava dal 1967 ed è stata per quasi vent’anni Direttore del Laboratorio di Ricerca di Psicologia Clinica Sociale.
Impegnata nella ricerca e nella didattica universitaria a Parigi e a Nizza, ha sviluppato il suo insegnamento in Europa, in Asia, nelle Americhe, in Nord Africa ed in Australia, grazie anche alla rete di relazioni internazionali che l’ha portata ad essere uno dei pilastri dell’International Association of Group Psycotherapy (IAGP) creata da Moreno nel 1951.
Nel 2001 è stata la prima psicodrammatista ad essere riconosciuta come Membro Onorario della Federation European of Psycodrama Training Organization (FEPTO) alla cui costituzione aveva attivamente partecipato.
È stata allieva del fondatore della gruppoanalisi S.H.Foulkes da cui aveva appreso l’importanza delle matrici per lo sviluppo di un modello multipersonale della mente, e della psicoanalista Francoise Dolto, durante le cui supervisioni, alla fine degli anni ’50, emerse l’importanza di conoscere della vita degli antenati, nonché l’intuizione del rilievo delle trasmissioni inconsce e involontarie nei legami transgenerazionali.
Il presente volume che, nella sola Francia, ha venduto più di duecentomila copie, presenta una ricca serie di studi e ricerche sui fenomeni transgenerazionali; l’opera dell’Autrice si compone, progressivamente, in un mosaico di contributi dei suoi Maestri e dei precursori degli studi dell’inconscio e del genosociogramma e si arricchisce degli esempi clinici raccolti nel corso della sua pratica professionale e dell’analisi di eventi storici e di bibliografie di personaggi illustri. Un libro denso di significativi apporti e di stimoli teorici quali quelli di Nicolas Abraham e Maria Török sui segreti familiari e “la cripta” ed “il fantasma” e di Josephine Hilgard sulla sindrome dell’anniversario, che offre ad Anne Schützenberger la conferma statistica di quanto l’Autrice aveva osservato nel corso della sua pratica clinica: la ripetizione di generazione in generazione di eventi traumatici.
Le trasmissioni transgenerazionali, secondo la Schützenberger, sono in genere legate a dei segreti, a delle cose taciute, nascoste, talvolta proibite anche al pensiero che attraversano le generazioni, senza essere né pensate né elaborate. L’Autrice ha allargato la prospettiva della Hilgard prendendo in considerazione un numero maggiore di generazioni ed osservando il fenomeno non solo nelle vicende delle famiglie, ma anche nella storia dei popoli: nel testo Ella propone una chiave di lettura transgenerazionale, nei secoli, sulle vicende del Kossovo.
Lo strumento del genosociogramma è presentato come elemento fondamentale per ricostruire i passaggi significativi nella storia delle famiglie e per invitare ad una presa di coscienza di eventuali ripetizioni dei traumi del soggetto sofferente, ripercorrendo date ed eventi che permettono la ricerca di legami nascosti o inconsci.
La psicoanalista Schützenberger lavora sulla comunicazione non verbale, su dimenticanze, rotture, fratture dell’anima, sincronicità e coincidenze di nascita e morte, matrimonio, separazione, incidenti, comparsa di malattie, fallimenti, dati importanti nell’universo personale e familiare del soggetto che illuminano sulla realtà psicologica.
Nel 2001 Alessandra Verri che ha discusso, alla Facoltà di Psicologia di Torino, una tesi dal titolo “Ricerca e Studi di Anne Ancelin Schützenberger: il suo approccio al transgenerazionale” mi ha consentito di trarre molte nuove informazioni.
La lettura delle opere dell’Autrice e la partecipazione ai suoi seminari hanno profondamente mutato la mia condotta di psicoterapeuta e di psicoanalista e ringrazio con affetto Anne per la costanza e la passione per la ricerca che ha permesso a tutti noi di beneficiare dei suoi stimoli e del suo lavoro.
A Vienna, recentemente, durante il 3° Congresso Mondiale di Psicoterapia organizzato dal World Council of Psychoterapy ho visto, ancora una volta, la professoressa Schützenberger esporre, con lo stesso vigore ed estrema chiarezza, ad una platea di psicoterapeuti, i suoi studi sul transgenerazionale.
La domanda che pongo ai ricercatori italiani, rileggendo questo testo, è se il genosociogramma possa essere un utile strumento di prevenzione, o persino di terapia, del disturbo oncologico, sempre più diffuso ai nostri giorni.
Invito pertanto i lettori italiani a lasciarsi fluttuare in ricordi ed associazioni, durante la lettura, per poter meglio assimilare i contenuti di questo testo.

La sindrome degli antenati


venerdì, ottobre 20, 2006

 

L’immagine filogenetica: un’ipotesi micropsicoanalitica sulla trasmissione transgenerazionale


Nella storia della psicoanalisi l’ipotesi di una trasmissione di moduli psichici da una generazione all’altra si è posta più volte.
Già Freud in “ Totem e tabù” parla di trasmissione transgenerazionale rispetto ad importanti traumi psichici replicati più volte nella storia dell’umanità. Freud oscillerà sempre tra l’ipotesi di trasmissione fra generazioni basata su processi inconsci di identificazione e quella di trasmissione ereditaria: “ I divieti si sono quindi conservati di generazione in generazione forse soltanto a causa della tradizione, rappresentata dall’autorità dei genitori, o della società, o forse, invece, si sono organizzati nelle generazioni successive come patrimonio psichico ereditario”.(1)
Più recentemente psicoanalisti di varie scuole si sono trovati di fronte a situazioni cliniche spiegabili solo ricorrendo al concetto di trasmissione transgenerazionale.
Fainberg (1993) per spiegare come in ogni analisi compaiano, ad un certo punto, condotte transferali e ripetizioni che acquistano un senso solo se vengono collegate a traumi vissuti da generazioni precedenti, ha coniato il termine di identificazione alienante: questa identificazione, che si manifesta in modi privilegiato ne transfert, non è del tutto solidale con la storia del soggetto ma ad una storia che, almeno parzialmente, appartiene ad un altro, un predecessore.
A. Schützenberger, in “ La sindrome degli antenati” (1993, Di Renzo Editore 2004), riporta numerosi esempi riguardanti la ripetizione, in più generazioni, di moduli comportamentali: si tratta soprattutto di atti mancati che conducono ad incidenti autolesionisti che si ripropongono con inquietante somiglianza di padre in figlio.
La micropsicoanalisi, con il concetto di Immagine, articola il fenomeno della trasmissione transgenerazionale alla rimozione e alla coazione a ripetere.
L’Immagine, in micropsicoanalisi, è un insieme geneticamente organizzato di rappresentazioni ed affetti derivati da tutte le esperienze pulsionale, qualitative (rappresentazioni) e quantitative (affetti). L’immagine struttura l’inconscio.
L’aspetto energetico è ereditario. L’immagine filogenetica é quindi una sorta di modulo d’azione che trova nei nuclei di fissazione e nella rimozione ontogenetica i codici espressivi.
L’immagine filogenetica è in stretta sinergia con la coazione a ripetere trasportando attraverso le generazioni le tracce dei traumi, o per meglio dire il modulo d’azione del trauma. Di generazione in generazione questo modulo si ripeterà ed agirà la persona trovando i suoi codici espressivi nelle vicende ontogenetiche.
In questo senso i contenuti espressivi dell’azione varieranno secondo il periodo storico: ad esempio la tendenza a cortocircuitare il conflitto tramite l’acting-out autolesionistico si esprimerà, nelle diverse generazioni, in modi diversi quali l’ardito della prima guerra mondiale, il corridore di corse clandestine oppure il tossicodipendente, eccetera.
Le vicende ontogenetiche sono influenzate dall’immagine filogenetica ma nel contempo partecipano alla sua strutturazione nell’attuale. Riprendendo l’esempio precedente: il modulo energetico primario esiste e spinge per replicarsi ma buoni processi sublimativi possono portare l’individuo a scelte avventurose ma non avventate, a volte socialmente utili e considerate dalla società meritorie. Ad esempio forti identificazioni con valenza sublimatoria possono deviare la spinta ripetitiva verso scelte di vita che comportano sacrifici personali e rischi importanti, ancorando in queste situazioni esistenziali la spinta all’autodistruzione il rischio del suicidio mascherato può diventare minore.
Come si manifesta l’immagine filogenetica?
Il sogno ne è il luogo privilegiato di ripresentazione. Peluffo (1991) afferma: “L’esigenze dell’Immagine vengono rappresentate specialmente nel sogno che diventa il ponte tra la filogenesi e l’ontogenesi. L’immagine filogenetica si mantiene viva e si manifesta nel sogno (come esigenza dell’Es) preparando nell’inconscio quelle attività che produrranno il comportamento di veglia” (pag. 31). (2)
Nell’iter micropsicoanalitico i luoghi privilegiati di incontro con l’immagine filogenetica sono quindi l’analisi dei sogni o meglio delle serie oniriche fino a comprendere tutta la produzione onirica dell’analizzato, il transfert e soprattutto la dinamica transfert e controtransfert.
Uno specifico supporto ideato da Fanti che permette l’avvicinamento all’immagine filogenetica e la sua elaborazione è lo studio dell’albero genealogico.
Qual è l’utilità di questo supporto?
Come si è spiegato in precedenza nella ripetizione transgenerazionale si è perduto il contenuto rappresentativo del trauma, le sue connessioni storiche, ciò che rimane è una sorta d’algoritmo inconscio che guida la ripetizione. Lo studio dell’albero genealogico, accompagnato alla presa di coscienza delle vicende ripetitive che scorrono di generazione in generazione, permette di dare a quest’algoritmo una rappresentazione conscia; ciò permette di vincolare al preconscio – conscio la spinta ripetitiva, legare l’energia libera ad una serie associativa di rappresentazioni di parola. In altri termini si mette in atto un tentativo di svincolamento dell’energia che alimenta la coazione a ripetere ad una serie associativa di rappresentazioni ed affetti governata dalle leggi del processo secondario.
Se il tentativo riesce si riconnette il trauma ad uno spazio tempo: rendendolo conoscibile e rappresentabile lo si ancora al secondario permettendo la neutralizzazione delle esigenze di ripetizione.

Note:
1 Freud, Totem e Tabù ( 1912/13) in Freud opere Boringhieri 1980 Torino
2 N. Peluffo, Il comportamento incomprensibile dell’adolescente come manifestazione dell’immagine filogenetica” in Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, 1991, Tirrenia Stampatori


 

Aldo Carotenuto

Nato a Napoli, Aldo Carotenuto ha insegnato Psicologia della Personalità alla Facoltà di Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, dove si è spento nel 2005. Dopo aver studiato a Roma e a Torino, ha vissuto a lungo negli Stati Uniti, dove ha frequentato la scuola di Psicologia Sperimentale presso la New School for Social Research di New York. Membro della American Psychological Association e presidente del Centro Studi Psicologia e Letteratura, ha diretto il Giornale Storico di Psicologia Dinamica ed è stato fra gli autori della Rivista di Psicologia Analitica. La sua ricerca si è concentrata attorno alle tematiche della clinica psicoanalitica e dei rapporti tra psicoanalisi e letteratura. Particolare attenzione ha dedicato, per ciò che concerne la prassi psicoanalitica, al problema dell'amore di transfert. Come evidenziano molti testi compresi fra il 1980 e il 1988, Carotenuto ha affrontato la difficile questione dei rapporti tra analista e paziente, sottolineando l'inautenticità del concetto di "neutralità". La ricerca che investe i rapporti tra psicoanalisi e letteratura è testimoniata da una ricchissima produzione, un lungo itinerario di ritratti e di voci di artisti osservati alla luce della loro segreta vita interiore.

Bibliografia sintetica

Eros e pathos. Margini dell'amore e della sofferenza, Bompiani, 1987
La nostalgia della memoria. Il paziente e l'analista, Bompiani, 1988
La chiamata del Daimon. Gli orizzonti della verità e dell’amore in Kafka, Bompiani, 1989.
Le rose nella mangiatoia. Metamorfosi e individuazione nell’Asino d’oro di Apuleio, Raffaello Cortina, 1990
Amare Tradire. Quasi un'apologia del tradimento, Bompiani, 1991.
Trattato di psicologia della personalità e delle differenze individuali, Raffaello Cortina, 1991.
Integrazione della personalità, Bompiani, 1992.
Trattato di psicologia analitica, UTET, 1992.
Dizionario degli psicologi contemporanei, Bompiani, 1992.
I sotterranei dell'anima, Bompiani, 1993.
Riti e miti della seduzione, Bompiani, 1994.
Jung e la cultura del XX secolo, Bompiani, 1995.
La strategia di Peter Pan, Bompiani, 1995.
Le lacrime del male, Bompiani, 1996.
La mia vita per l’inconscio, Di Renzo Editore, 1996.
Il fascino discreto dell'orrore, Bompiani, 1997.
L'eclissi dello sguardo, Bompiani, 1997.
Lettera aperta a un apprendista stregone, Bompiani, 1998.
Vivere la distanza, Bompiani, 1998.
Attraversare la vita, Bompiani, 1999.
Breve storia della psicoanalisi, Bompiani, 1999
Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud
Carotenuto Aldo, Bompiani, 1999
La nostalgia della memoria, Bompiani, 1999
Il fondamento della personalità, Bompiani, 2000
Pensare l'invisibile (con Boncinelli Edoardo), Bompiani, 2001
L'ultima medusa, Bompiani, 2001
L'anima delle donne, Bompiani, 2001
Jung e la cultura del XX secolo Carotenuto Aldo, Bompiani, 2001
Il fascino discreto dell'orrore. Psicologia dell'arte e della letteratura fantastica, Bompiani, 2002
Freud il perturbante, Bompiani, 2002
Il gioco della passioni. Dinamiche dei rapporti amorosi, Bompiani, 2002
Nel mondo dei sogni, Di Renzo Editore, 2003
L’ombra del dubbio: Amleto nostro contemporaneo, Bompiani, 2003
Il tempo delle emozioni, Bompiani, 2003
L’anima delle donne. Per una lettura psicologica al femminile, Bompiani, 2004
Oltre la terapia psicologica, Bompiani, 2004
La forza del male, Bompiani, 2004

Link Utili
Notizie sull'autore (in italiano e inglese)
Un'intervista di Marco Spagnoli (in italiano)
Pagina dedicata a Carotenuto sull'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche (in italiano)

Eventi
1997
LETTERATURA E PSICANALISI: IL FASCINO DISCRETO DELL’ORRORE
2004
LE EMOZIONI CHIAVI DELLA VITA



lunedì, ottobre 09, 2006

 

Passione d'amore: omaggio ad Aldo Carotenuto


In collaborazione con la sezione SIMP di Rovereto, il 20 ottobre 2006 il prof. Giorgio Antonelli terrà una conferenza in omaggio ad Aldo Carotenuto.

Presso Di Renzo Editore Giorgio Antonelli ha pubblicato: Psicologia della profezia, Il mare di Ferenczi e Sapere il deserto.



lunedì, ottobre 02, 2006

 

Dalla parte dei bambini

Lo psichiatra Melvin Goldzband insegna ai genitori divorziati come evitare traumi ai propri figli.

Il divorzio dei propri genitori è già di per sé un dramma per i bambini, soprattutto se preceduto dal clima di tensione che accompagna la fine di un matrimonio, ma troppo spesso la coppia antepone le proprie ragioni alle necessità dei figli, causando loro traumi irreparabili. Non inevitabili, però, come ci insegna Melvin Goldzband, psichiatra infantile, nel suo Tempo di qualità (Di Renzo Editore), il cui sottotitolo recita appunto: Come aiutare i bambini a superare il trauma del divorzio dei genitori.

È possibile, ci dice Golzband, mantenere un rapporto felice con i propri figli, anche quando, dopo il divorzio, non si vive più con loro: non è fondamentale che entrambi i genitori passino con essi il medesimo periodo di tempo, se di comune accordo riescono a soddisfare i desideri dei bambini, garantendogli la serenità necessaria. Ecco dunque, perché Goldzband parla di qualità e non tanto di quantità del tempo dedicato ai propri figli, un concetto da raccomandare anche ai genitori non divorziati, ma presi dai mille impegni del frenetico vivere di oggi.


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